Il futuro del lavoro: la Quarta Rivoluzione Industriale
23 Febbraio 2017
Algoritmi, robotica, automazione e Intelligenza Artificiale (IA) stanno prendendo piede e si apprestano a rivoluzionare radicalmente il mondo del lavoro a livello globale, dando vita a quella che viene già chiamata la Quarta Rivoluzione Industriale. Le macchine intelligenti saranno in grado di svolgere la maggior parte dei lavori che oggi svolgono gli esseri umani, generando una crisi globale senza precedenti.
Viviamo già in un’epoca in cui robot e computer non solo riescono a compiere una serie di lavori meglio e più economicamente degli umani, ma sono in grado anche di portare a termine attività che richiedono competenze cognitive, come ad esempio guidare. Si sente parlare sempre più spesso di automobili che si guidano da sole e sembra che l’arrivo sul mercato non sia poi così lontano.
Molti studi e ricerche dipingono una prospettiva catastrofica: milioni di posti di lavoro persi e la sostanziale incapacità dell’uomo di reagire alla rivoluzione digitale. La sensazione, insomma, è quella che l’umanità stia facendo il passo più lungo della gamba.
Ma in uno scenario così devastante, una possibilità di riscatto per non farsi surclassare dalle macchine esiste: pensare al lavoro da un altro punto di vista, quello delle capacità cognitive individuali, del pensiero critico e dell’apprendimento dinamico, per fornire un valore aggiunto in un mondo dominato da macchine intelligenti e robot, invece che farsi sopraffare.
Quali sono i lavori più a rischio? Quali saranno i lavori del futuro automatizzato che ci aspetta? Quali le skill necessarie per non soccombere? Insomma: che mondo ci aspetta fra 5-10 anni?
Indice
- La Quarta Rivoluzione Industriale è già in corso: la situazione attuale in prospettiva mondiale e italiana
- Come si stanno comportando oggi i datori di lavoro in relazione alla IA? E quali intenzioni hanno per il futuro?
- La soluzione per rimanere competitivi è dentro di noi: The Skill Revolution
- La prospettiva dei lavori del futuro
- Le conseguenze dell’automazione e l’impatto della IA nel mercato del lavoro
- Alcuni spunti di riflessione sul futuro che ci aspetta
La Quarta Rivoluzione Industriale è già in corso: la situazione attuale in prospettiva mondiale e italiana
Allo stato attuale, l’automazione è già in corso. Non nelle forme e nei numeri previsti per i prossimi anni, ma in alcuni settori le macchine hanno già iniziato a sostituire gli esseri umani. Negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono 260.000 robot al lavoro nelle fabbriche, principalmente quelle del settore automobilistico ed elettronico. Pensare che servano nuove tecnologie all’avanguardia prima che il processo di automazione del lavoro prenda piede su larga scala è un errore, perché già oggi sarebbe possibile.
Globalmente, le previsioni per i prossimi 5-10 anni sono queste:
- 7 milioni – posti di lavoro a rischio a causa dell’automazione e dell’IA
- 2 milioni – posti di lavoro che si creeranno grazie al progresso tecnologico, alla robotica e alle nanotecnologie
La situazione europea è analoga: i posti di lavoro associati ad attività potenzialmente automatizzabili sono 54 milioni, per un totale di 1,7 trilioni di dollari in salari.
Nello specifico, l’Italia è il secondo mercato in Europa e il terzo al mondo per la robotica: solo nel Bel Paese, i lavori che prevedono attività automatizzabili sono il 54%. In questo senso, è stato previsto un aumento di investimenti industriali tra il 2017 e il 2020 pari a 10 miliardi di euro. Il numero di robot presenti per 10.000 abitanti è uno dei più elevati in Europa e nel settore automobilistico arriva a toccare quota 900. La crescita annuale prevista da qui al 2019 è dell’8% annuo.
Come si stanno comportando oggi i datori di lavoro in relazione alla IA? E quali intenzioni hanno per il futuro?
Se fino ad ora si è parlato solo del punto di vista dei lavoratori e dei posti di lavoro che si potrebbero andare a perdere, in realtà è quasi più interessante sapere che cosa ne pensano i datori di lavoro delle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale (IA) applicata al mercato del lavoro. Dopotutto, sono proprio gli imprenditori e i dirigenti che dovranno decidere quali investimenti fare, quali ruoli eventualmente sostituire e come sopperire al licenziamento di personale.
L’immagine qui sopra mostra uno dei tanti dati divulgati lo scorso mese durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera, in cui si è molto parlato della Quarta Rivoluzione Industriale. Più della metà degli imprenditori interpellati pensa che la crescita della propria azienda sia strettamente legata all’Intelligenza Artificiale e di conseguenza è molto probabile che ci saranno importanti investimenti in questo senso. Il dato è avvalorato anche dal fatto che, a prescindere dalla crescita futura dell’azienda, sono ben il 76% i dirigenti che ritengono che l’IA sia una risorsa fondamentale per una strategia organizzativa aziendale di successo.
Allo stesso tempo, però, nessuno è pronto a compiere licenziamenti di massa a cuor leggero, primo perché in molti casi le risorse umane continueranno a fare la differenza, secondo perché, con l’avvento delle macchine, saranno richieste anche nuove competenze, e spesso è più conveniente investire sulla formazione del personale interno piuttosto che acquisire nuove risorse. Ecco perché la maggior parte delle aziende anziché licenziare il personale punterà a una riqualificazione, mentre sono una netta minoranza quelle che procederanno effettivamente con i licenziamenti.
La soluzione per rimanere competitivi è dentro di noi: The Skill Revolution
Nulla è perduto, quindi! Effettivamente, la possibilità di non soccombere esiste e risponde a una regola molto semplice: rimettersi in discussione. Gli esperti la chiamano “The Skill Revolution”, la rivoluzione delle skill, ovvero la capacità da parte dei lavoratori di rendersi indispensabili in un mondo del lavoro dominato dalle macchine. In poche parole, trovare un modo per aggiungere valore all’azienda anziché venire rimpiazzati.
Dovremo iniziare a scardinarci da una concezione fisica del lavoro (come è stato fino ad oggi), per concentrarci su una concezione basata su intelligenza emotiva, pensiero critico e apprendimento dinamico, tutte caratteristiche indispensabili per il lavoratore del futuro. Se da una parte, quindi, vedremo aumentare la richiesta di competenze più tecniche e specifiche, molte delle quali legate alla programmazione, alla robotica e all’ingegneria, dall’altra sarà necessario uno sforzo per abbandonare la manualità in favore della creatività e dell’estro.
Cambieranno, quindi, anche le abilità e le competenze richieste per essere competitivi sul mercato. Ecco quali sono:
La prospettiva dei lavori del futuro
Ma quali saranno, nella pratica dei fatti, i lavori del futuro? Quali mestieri spariranno, quali rimarranno e quali invece arriveranno?
Le conseguenze dell’automazione e l’impatto della IA nel mercato del lavoro
Le conseguenze dipenderanno molto dal modo in cui saremo in grado di affrontare le sfide che ci attendono, sia come lavoratori che come datori di lavoro. Sicuramente, però, i cambiamenti a cui andremo incontro saranno radicali e avranno portata epocale.
Per adattarsi al cambiamento, la forza lavoro dovrà riorganizzarsi e rimettersi in discussione. Per questo motivo verranno a crearsi due fenomeni principali:
- FORZA LAVORO LIQUIDA – i lavoratori dovranno essere in grado di adattarsi all’ambiente e al contesto che cambieranno sempre più velocemente, puntando sulla creatività, sulle competenze specifiche e, in generale, cercando di rendersi indispensabili
- HUMAN CLOUD – l’evoluzione degli attuali lavoratori free lance e a Partita Iva, ovvero risorse indipendenti, on-demand e altamente specializzate, che saranno sempre più richieste per prestazioni mirate e di breve periodo, ma assolutamente necessarie
Alcuni spunti di riflessione sul futuro che ci aspetta
Quale futuro ci aspetta, quindi? Un mondo oscuro dominato dalle macchine come in Matrix oppure una pacifica convivenza con miglioramento della qualità della vita grazie ai robot? C’è chi sostiene che il traguardo dell’umanità sarà quello di arrivare addirittura a non lavorare più, o a lavorare solo una o due ore al giorno, per poi potersi dedicare ad attività ricreative.
Ma sarebbero in grado Stati e governi a ripensare a una società in questi termini? Oppure la conseguenza non sarà altro che un ulteriore allargamento della forbice sociale, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri? Fino a dove ci spingeremo con la robotica e la tecnologia? Nelle città del futuro, connesse e automatizzate, riusciremo a garantire comunque la privacy ai cittadini o ci stiamo già dirigendo verso un mondo senza riservatezza?
Noi non possediamo le risposte a queste domande, ma abbiamo fiducia nell’uomo e nella sua capacità di trovare sempre una soluzione, anche nelle situazioni più difficili. Per il futuro, ci terremo pronti. E voi, come vi state preparando?
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